L’ingegner Mario Liberatore è il responsabile della Struttura Territoriale del Veneto e Friuli Venezia Giulia di ANAS. In questa intervista ci espone i progetti ma soprattutto la visione, ereditata dal passato, ma proiettata al futuro, delle nuove sfide che sottendono la gestione della mobilità nel NordEst, in particolare nell’ambito dell’intermodalità.
«Le strade rappresentano fin dai tempi dei Romani uno straordinario strumento di crescita. Allora, come oggi, lo sviluppo della rete stradale è sempre stato correlato a quello di popoli e nazioni. La strada è movimento, scambio di merci, trasporto di persone e con esse scambio di informazioni, di confronti sociali, di opinioni. In un’unica parola la strada è “cultura” in movimento, cresce e si trasforma ogni giorno».
Cosa ha significato per lei lavorare nelle strade e per le strade?
E’ stato il coronamento di un sogno cominciato da giovane, quando ho deciso di intraprendere gli studi universitari di Ingegneria. Fin da subito sono stato affascinato dalle opere infrastrutturali e, in particolare, dai ponti e dalle gallerie, che per un tecnico rappresentano la punta più alta dell’ingegneria.
Come il ponte più alto e più lungo ha il maggior fascino nell’immaginario collettivo, la galleria è la parte più oscura e sconosciuta, ed entrambi possono rappresentare per un ingegnere la massima esaltazione della propria cultura tecnica. Se paragonate alla coscienza di una persona, le nuove opere rappresentano l’esaltazione per il raggiungimento della meta più ambita e i momenti di riflessione più profonda. Una parafrasi che uso spesso: realizzare un ponte è librarsi nel vuoto, scavare una galleria è esplorare i luoghi profondi di noi stessi.
Ci vuole forza e capacità per realizzare un ponte o una galleria, anni di studio, mani operose per costruirli metro dopo metro. Per questo quando passiamo su una strada dovremmo pensare a chi ne è stato l’artefice e a quanta energia e professionalità sono state messe in campo per realizzarla.
Potremmo dunque attribuire alle strade, oltre al valore tecnico, anche un valore culturale ed emotivo.
Certamente. La strada è “vita”, sta a noi non trasformarla in un semplice nastro d’asfalto. In alcuni casi è anche luogo di tristezza e mi riferisco purtroppo ai morti negli incidenti. Anas, sull’intero territorio nazionale, ha avviato un vasto programma di manutenzione programmata destinando a essa oltre il 50% delle risorse, con l’obiettivo di far crescere il livello di sicurezza e comfort di guida degli utenti. Purtroppo questo non basta: oltre il 90% degli incidenti derivano dal comportamento del guidatore e, come mostrano i dati degli ultimi anni, tra le cause che mettono a rischio la sicurezza di chi guida c’è soprattutto la distrazione, incluso il cattivo utilizzo dei telefonini mentre si è al volante. Per questo motivo tutti gli operatori, che a qualsiasi titolo si occupano di strade e di viabilità, devono anche divulgare e diffondere la cultura della sicurezza stradale. Anas è in prima linea anche in questo ambito, basti ricordare che da anni promuoviamo “Quando guidi, guida e basta!”, una campagna di informazione e sensibilizzazione per promuovere la cultura della sicurezza stradale, organizzata insieme al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e alla Polizia di Stato, evidenziando i rischi che derivano dalla distrazione, dalle cattive abitudini alla guida e dal mancato rispetto delle regole del Codice della Strada.
In questo contesto come si inserisce la sua esperienza di lavoro in Anas?
Sono arrivato in Anas non giovanissimo, dopo aver maturato varie esperienze nel mondo lavorativo, sempre occupandomi di infrastrutture e per me è stata ed è tutt’ora un’esperienza incomparabile, sempre stimolante. Entrare in un grande gruppo strutturato con una componente ingegneristica che non ha eguali nel panorama nazionale per occuparmi di viadotti e ponti, è stato il compimento di un percorso di vita. Il primo cantiere che ho diretto prevedeva la realizzazione di tre gallerie per circa 7 chilometri, un ponte di oltre 170 metri e vari viadotti. Il completamento dell’opera (sulla strada statale 79bis ‘Ternana’, la cosiddetta Terni-Rieti, che oramai conosco in ogni suo centimetro) ha consentito di unire due regioni, accorciare i percorsi e consentire di modificare sostanzialmente lo sviluppo sociale ed economico di due aree del nostro Paese.
Con le strade si modifica il Paese, cambiano gli sviluppi economici, si insediano centri abitati, cambia la cultura di un popolo e, quindi, le infrastrutture rappresentano la vera crescita culturale ed economica del nostro territorio. Anas, con i suoi oltre 90 anni di storia, è stato uno degli attori più efficaci della modifica culturale dell’Italia dell’ultimo secolo.
Ogni nostra opera può trasformare per sempre un territorio. Questo non va mai dimenticato o sottovalutato quando avviamo un progetto e dobbiamo scegliere se passare con un tracciato da una parte o dall’altra. In definitiva tale scelta non è mai solo tecnica ma anche culturale e sociale.
Come descriverebbe Anas oggi?
Anas, società del Gruppo FS Italiane, oltre a essere una delle principali stazioni appaltanti d’Italia, è un solido operatore tecnico-economico. Gestiamo una parte rilevante del PIL Italiano e questo rappresenta, indubbiamente, una grande risorsa ma anche una grandissima responsabilità. Anas è una società fatta prevalentemente di tecnici, per la maggior parte ingegneri e geometri, ma anche di cantonieri, “gli uomini in giallo” presenti 24 ore su 24 sulle nostre strade, di amministrativi e impiegati che si dedicano quotidianamente alla gestione e manutenzione della rete stradale. Anas gestisce oltre 30.000 chilometri di strade e autostrade in tutto il Paese, con la più alta concentrazione di opere d’arte d’Europa, parliamo di quasi 2.000 gallerie e 16.644 ponti e viadotti, che vengono costantemente monitorati e gestiti da 21 sale operative distribuite in tutte le regioni e coordinate da una sala situazioni nazionale. Vi assicuro che è un impegno notevole cui gli uomini e le donne di Anas si dedicano con grande professionalità per garantire in ogni momento e in ogni condizione la possibilità di muoverci, scambiare merci, continuare a vivere e mantenere i rapporti sociali.
Ci sta presentando l’ingegnere e l’Anas in una veste diversa, unendo l’aspetto tecnico a quello culturale e antropologico.
Sappiamo che l’uomo, fin dalle sue origini, ha avuto la necessità di muoversi e comunicare con i suoi simili. Il progresso tecnologico, dalla ruota alle macchine che circolano sulle attuali moderne reti stradali, non fa che confermare questa necessità e noi abbiamo il compito di progredire e rendere sempre più semplice ma sicura la mobilità in tutti i suoi aspetti. Aggiungo anche che ciascuno degli operatori che si occupano di reti stradali deve comprendere che le proprie infrastrutture non hanno alcun valore e utilità se non sono collegate e interconnesse ad altre reti e anche ad altre modalità di spostamento. Da qui nasce l’assoluta necessità di integrare i sistemi di mobilità con lo sviluppo del sistema di intermodalità. Gli uomini e le merci si spostano utilizzando, nei loro percorsi, sistemi diversi come automobili, camion, aerei, navi, treni. Noi abbiamo il compito di interconnettere tutti questi sistemi di trasporto, ottimizzare e favorire gli scambi, creando così la vera rete che dovrà basarsi necessariamente sull’intermodalità e quindi sulla capacità di interscambio veloce fra i singoli sottosistemi.
In questa logica come descriverebbe la sua attuale esperienza alla guida della Struttura Territoriale del Veneto e Friuli Venezia Giulia di Anas?
Con grande entusiasmo da circa un anno ho avuto da Anas la fiducia e l’opportunità di dirigere questa importante area del nostro Paese. Fin dai primi giorni, caratterizzati da una grande dose di concentrazione, ho potuto apprezzare l’operosità del Nord Est e ho ricevuto un’accoglienza molto calorosa sia da parte del personale Anas che dalle istituzioni locali. Ho potuto, quindi, avviare alcuni progetti e completare opere finalizzate proprio a concretizzare il concetto di intermodalità. Tra le opere in corso di realizzazione in Friuli Venezia Giulia evidenzio un importante progetto di impiantistica avanzata, in collaborazione con l’Autorità Portuale di Trieste, la “Dogana Mobile”, che consentirà di gestire in maniera del tutto innovativa gli ingressi e gli sbarchi dei mezzi pesanti in transito al Porto di Trieste che, come noto, è un importantissimo hub per lo scambio merci con l’est Europa con ingentissimi volumi di traffico. È il classico esempio di intermodalità che favorirà lo scambio gomma-nave.
E in Veneto?
In Veneto, dove attualmente Anas gestisce circa 730 chilometri di strade con 15 gallerie e 392 ponti, sono in corso numerosi investimenti per un valore complessivo pari a circa 1 miliardo e 346 milioni di euro, ripartiti tra nuove opere, circa 340 milioni di euro, e manutenzione programmata, poco più di 1 miliardo di euro.
Siamo anche fortemente impegnati sul Piano Cortina per i mondiali di sci del 2021, che prevede un investimento complessivo di circa 301 milioni di euro. Attualmente, infatti, sono in corso lungo le strade statali 51 “di Alemagna”, SS51bis e SS52 “Carnica” numerosi cantieri finalizzati ad elevare il livello di servizio delle infrastrutture. Inoltre, recentemente è stato completato un importante intervento lungo la statale 14 “della Venezia Giulia”, la Variante di Campalto, che consente di superare l’abitato di Campalto liberandolo dal traffico di attraversamento e di migliorare sensibilmente il collegamento con l’Aeroporto Marco Polo di Venezia. Questo rappresenta un altro concreto esempio di opera proiettata a migliorare l’intermodalità, in questo caso gomma-aereo. La Variante di Campalto, riducendo i tempi di attraversamento dell’abitato, migliora anche i collegamenti con i più importanti snodi commerciali della Regione, quali Padova e Treviso, oltre che con il porto di Chioggia che dista solo 50 chilometri da Venezia.
L’impegno di Anas in Veneto è tenace e rilevante e potrei citare altre importanti opere in corso di realizzazione e di progettazione ma certamente non potrei menzionarle tutte. Inoltre con la partecipazione societaria in CAV dimostriamo la volontà di essere il principale attore della mobilità integrata veneta.
L’Anas è una realtà fondamentale nello sviluppo dell’Italia e sono certo che, con le sinergie esistenti con la Regione Veneto, con CAV, con Veneto Strade, con gli Enti Locali e con gli altri player della mobilità, non si potranno che ottenere risultati sempre più lusinghieri.