Di Balduino Simone, docente di Diritto dei Trasporti (Università di Urbino)
Il nostro Paese, da qualche tempo è affetto da “riformite”, una “patologia” i cui segni sono l’annunciare continuamente riforme che non vedono mai la luce e di trascurare quelle realizzate solo perché imposte dal contesto internazionale e neanche “avvertite”.
Appartiene a questa seconda sintomatologia l’obbligo di gestire la sicurezza, introdotto dalla Direttiva dell’Unione Europea 96/2008, recepita con il Decreto Legislativo 35 del 2011, che ha aperto la strada ai sistemi di trasporto intelligenti e, quindi, alle smart road e ai veicoli connessi, di cui tanto si parla.
Questa fonte normativa, seppur formalmente recepita nell’ambito interno, è passata del tutto inosservata, mentre in realtà costituisce una novità rilevantissima rispetto al quadro normativo preesistente, che delineava poteri, compiti e responsabilità degli Enti proprietari e dei Concessionari di strade e di autostrada.
Sarebbe stato sufficiente leggere con attenzione che cosa significa gestire la sicurezza per rendersi conto che essa richiede, agli Enti proprietari e ai Concessionari di strade e di autostrade, adempimenti e responsabilità molto più ampi e diversi da quelle elencati all’articolo 14 del Codice della strada, che parla di manutenzione, pulizia, controllo tecnico di efficienza e apposizione della segnaletica stradale.
Già nel preambolo del decreto del MIT del 2 maggio 2012, con il quale sono state adottate le linee guida per la gestione della sicurezza, si rileva la portata enorme della legislazione introdotta e la necessità di operare con un approccio culturale nuovo, in grado di coniugare le culture consolidate, con l’apertura al nuovo che avanza impetuosamente e che ha nelle tecnologie il punto di forza.
Gestire la sicurezza significa aprirsi a scenari nuovi e diversi dal riparare le buche, rimuovere materiali dispersi sulla carreggiata ed eliminare ogni altra “insidia o trabocchetto” che, secondo la giurisprudenza, configurano la responsabilità dell’ente proprietario e del concessionario. Scenari che in alcune aree sono anche delineati e significativi delle novità intervenute, come:
- l’obbligo di monitoraggio costante;
- la classificazione dei tratti ad elevata concentrazione di incidenti;
- la priorità degli interventi correlata alle criticità rilevate.
Questa nuova realtà va affrontata con la mente aperta al cambiamento e con la consapevolezza che i patrimoni di conoscenze e procedure, accumulati negli anni, non dovranno essere stravolti, né dimenticati, ma solo rivisitati nei contenuti concreti. Così, le professionalità di chi opera sulla strada, per tutelarla e per garantire alla stessa legalità e sicurezza, si arricchirà di nuovi contenuti e di nuove metodologie operative, ove la disponibilità di tecnologie sempre più sofisticate sarà una risorsa importante, non un idolo, al quale affidarsi ciecamente. Quest’affidarsi alla tecnologia, riponendo in essa visioni miracolistiche, seppure diffusa, non è razionale, ma fideistica, fino a identificare nell’intelligenza artificiale che la governa una nuova religione che, se non contrastata con la ragione, porterà l’uomo a perdere il senso della sua dimensione e a smarrire definitivamente la strada del proprio futuro.
Solo la consapevolezza che la tecnologia è una risorsa, che va gestita dall’uomo, dalla sua intelligenza e dalla sua esperienza, porterà, ora che le nuove frontiere della circolazione stradale sono chiaramente delineate, ad avvertire il bisogno urgente di mettere mano alle regole, compreso quelli che definiranno le modalità di gestione delle Strade Intelligenti e dei Veicoli Connessi.