Silvano Vernizzi e la sfida della mobilità in una regione modello di sviluppo
L’esperienza straordinaria e difficile del Passante di Mestre, la collaborazione tra enti nella gestione della viabilità in Veneto e le prospettive della mobilità nel Nordest. Tre domande tra passato e futuro per l’ingegner Silvano Vernizzi, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Veneto Strade.
Quale è stato l’aspetto più critico riguardo la realizzazione del Passante di Mestre? In generale è possibile tracciare un bilancio, non solo tecnico, dell’esperienza di commissario?
Gli aspetti critici relativi alla realizzazione del Passante di Mestre sono stati diversi, sia di ordine tecnico che di ordine sociale. Certamente quelli più complicati da gestire sono stati questi ultimi, dai rapporti con gli oltre duemila espropriati, a quelli con i sindaci dei comuni interessati, fino ai rapporti con i comitati contrari all’opera. Abbiamo avuto centinaia di ricorsi al Tar, presentati dai singoli espropriati, dai comuni associati e dai comitati stessi. Non ne abbiamo perso uno. Ricordo con piacere, ad opera quasi conclusa, il ritiro del ricorso da parte del WWF, Italia Nostra e dei comitati. Ovviamente frutto di un lavoro intenso di rapporti che hanno comportato aggiustamenti dell’opera e interventi compensativi, utili però a completare l’infrastruttura in poco più di 4 anni, con un risultato che ritengo storico nel campo della realizzazione di infrastrutture in tutto il Paese. Ovviamente come Commissario delegato ero in prima fila nella gestione di questi rapporti che in alcuni momenti si sono trasformati in scontri molto duri, ma devo ringraziare il totale appoggio politico sia dell’allora Presidente Giancarlo Galan che dell’assessore regionale alla mobilità Renato Chisso. Per quanto riguarda i problemi tecnici, sono stati infiniti. Ma si sono tutti risolti grazie all’ottimo lavoro delle imprese costruttrici e della direzione lavori. L’esperienza del Passante di Mestre è stata fondamentale per me, sotto l’aspetto della crescita professionale e della capacità di gestire i rapporti umani. Un’esperienza impagabile.
Quali sono oggi le sinergie in atto tra Veneto Strade e Concessioni Autostradali Venete per quanto riguarda i molteplici aspetti della mobilità veneta?
I rapporti di Veneto Strade con CAV sono ottimi sia per l’eccellente sintonia con la Presidente Luisa Serato e l’Amministratore Delegato Ugo Dibennardo, sia per la programmazione delle attività. Siamo due società in cui la partecipazione della Regione Veneto è fondamentale. In Veneto Strade la Regione possiede il 76 per cento del pacchetto sociale, mentre in Cav il 50 per cento, quindi è ovvio lavorare assieme. Questa poi è espressa volontà della stessa Regione, più volte enunciata dall’assessore regionale Elisa De Berti che ringrazio per la guida corretta e esemplare in questi ormai 5 anni di legislatura. Con CAV i rapporti sono costanti non solo per la programmazione degli interventi sul territorio ma anche per la sinergia in nuove iniziative che ritengo fondamentali per la regione. Ormai sono quasi al termine della mia esperienza lavorativa e quindi ritengo di poter esprimere un giudizio anche sulle prospettive delle infrastrutture venete, che ormai ritengo di conoscere. Credo che la prospettiva di una futura fusione tra CAV e Veneto Strade sia l’unica strada percorribile per il Veneto. I grandi ricavi di CAV sul Passante di Mestre potrebbero essere utilizzati per migliorare la manutenzione delle strade regionali e per realizzare nuovi interventi. Siamo due società partecipate dalla Regione e due società che in prospettiva potrebbero essere partecipate anche dall’ANAS in base all’accordo del 2018 tra il Presidente del Veneto Luca Zaia e l’allora Amministratore Delegato dell’ANAS Gianni Vittorio Armani. Perché non fonderle in unica società? Sarebbe il modo migliore per garantire con maggiore efficacia la funzionalità della rete stradale veneta.
Quale idea di infrastruttura sostenibile caratterizza oggi e potrà caratterizzare in futuro la viabilità e il modo di muoversi nella nostra regione?
Il Veneto soffre da anni di una profonda carenza infrastrutturale. Direi che è quasi superfluo ricordare le motivazioni dell’aumento di traffico nella nostra regione. Dal 1989, anno della caduta del muro di Berlino, basta transitare in un qualsiasi giorno dell’anno sulla rete autostradale veneta per rendersi conto dei volumi di traffico pesante proveniente dall’Europa dell’Est. A questo va sommata la commistione tra traffico di lunga percorrenza e quello locale per avere un quadro della situazione estremamente pesante della viabilità. Con la realizzazione del Passante di Mestre è stata data una risposta agli intasamenti sulla Tangenziale di Mestre che, ricordiamo, le associazioni industriali definivano il muro di Mestre. Con il completamento della Pedemontana Veneta verrà data una risposta ai problemi di traffico dell’area pedemontana vicentina e trevigiana, che è l’area a maggiore produttività del Veneto, oggi servita da una viabilità decisamente obsoleta. Ma non è finita qui. Tutti abbiamo presente che è indispensabile non sprecare suolo agricolo per realizzare aree abitative o nuove infrastrutture, ma dobbiamo anche tener presente che il Veneto è una grande area di movimentazione e mobilità. Dobbiamo servirla con una viabilità che sia attenta alle esigenze di mobilità dei veneti e alle esigenze della lunga percorrenza che ha sicuramente contribuito a fare del Veneto una regione modello dello sviluppo.