N°1 OTTOBRE 2019

PIANO DEI TRASPORTI E INFRASTRUTTURE HI-TECH

Intervista all’Assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti Elisa De Berti

Dal Passante di Mestre alla grande sfida tecnologica della mobilità in Veneto, attraverso un nuovo Piano Regionale dei Trasporti votato alla sostenibilità e alla competitività.
Abbiamo intervistato Elisa De Berti, assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti della Regione del Veneto, che insieme ad ANAS-Gruppo FS italiane è azionista al 50% di Concessioni Autostradali Venete S.p.a.

Assessore, quali benefici possono portare al Veneto e al territorio le grandi infrastrutture, come il Passante di Mestre?

Il tema delle grandi infrastrutture è centrale nell’ambito dello sviluppo di un territorio inserito in un contesto di mercato internazionale come il Veneto.
La realizzazione del Passante di Mestre, aperto al traffico ormai dieci anni fa, è stato un esempio per tutti: senza un’attenta pianificazione, che ha portato alla realizzazione di questa grande opera, si sarebbe certamente messo in ginocchio, non solo il nodo Mestre, ma l’intero corridoio Mediterraneo, che attraversa il Veneto da Ovest ad Est. Una visione intelligente ed una gestione attenta, poi, hanno consentito sia di realizzare l’infrastruttura in tempi rapidi che di pensare ad un assetto societario pubblico, che ha già permesso, in breve tempo, di ripagare i debiti contratti per la realizzazione dell’opera e che permette, oggi, di programmare utili derivanti dai pedaggi, per realizzare infrastrutture nel territorio veneto.
Attenti a questi scenari, in continua evoluzione, abbiamo deciso quest’anno di dotarci di un nuovo Piano Regionale dei Trasporti che intende essere lo strumento primario di una politica dei trasporti ampia, che superi i meri confini regionali, che risponda alla vocazione dell’economia veneta fortemente orientata alle relazioni internazionali, caratterizzata da una forte predisposizione turistica ed imprenditoriale, dalle importazioni delle materie prime e dei semilavorati e dall’esportazione dei prodotti finiti.
Se l’obiettivo è quindi completare il disegno infrastrutturale di connessione con le principali capitali europee e i relativi mercati di riferimento e favorire le relazioni tra la Regione e le diverse parti del Paese, uno degli strumenti necessari a raggiungerlo è certamente la realizzazione e l’adeguamento delle grandi infrastrutture. Ricordo che la più grande infrastruttura stradale in corso di realizzazione in Italia, a cura della Regione Veneto, è la Pedemontana Veneta (con i suoi 94 km di lunghezza, quasi 3 volte il Passante di Mestre), di prevista apertura al traffico il prossimo anno e sarà certamente una rivoluzione per il modo di vivere e per le aziende del territorio attraversato, venete e non solo.
Va evidenziato che in questo contesto il tema dell’ambiente è cruciale. Le relazioni commerciali del Veneto con il resto del mondo, l’Europa e l’Italia devono avvenire con maggiore rispetto dell’ambiente anche attraverso un sostanziale riequilibrio fra la gomma ed il ferro, consentendo in tal modo al Veneto di proseguire sul percorso di crescita economica, eliminando le criticità strutturali e riducendo gli impatti ambientali.
Queste sono le nuove sfide, e le grandi infrastrutture, realizzate nel rispetto dei migliori standard di sostenibilità, sono l’impalcatura di questo modello di trasporto.

Che vocazione può avere dunque quest’area, un tempo porta del mondo occidentale a est, dal punto di vista della rete di trasporto?

Il Veneto, negli ultimi dieci anni, è la Regione che, nonostante la crisi economica, è cresciuta di più: in questi due lustri il Pil italiano ha segnato un +2%, mentre quello Veneto ha raggiunto un +6%, grazie soprattutto all’import-export ed al turismo. Questa crescita ha certamente generato, in determinati casi, alcune criticità, ma va anche considerato che senza modifiche sostanziali nella rete dei trasporti è aumentato il volume dei traffici. Il Veneto si presenta oggi non più solo come “porta del mondo occidentale a est”, in quanto prima regione italiana nel mercato del turismo, ma come luogo produttivo a 360 gradi, profondamente orientato verso i mercati interni, Europei ed extra-europei, sia occidentali che orientali.
La sfida, oggi, è quella di trasformare l’insieme dei trasporti, della mobilità e della logistica del Veneto in un sistema sostenibile, senza penalizzare la crescita economica, agendo sulle due parole chiave che danno il titolo al nostro nuovo Piano Regionale: sostenibilità e competitività. Uno dei nostri obiettivi è quello di concorrere ad un incremento della produttività regionale tramite il miglioramento delle connessioni sia interne che esterne, elementi vitali per una regione a vocazione manifatturiera orientata all’export com’è quella del Veneto.

Posto dunque che le grandi reti di trasporto sono strategiche per una regione dinamica e produttiva come la nostra e costituiscono tra l’altro una delle materie del progetto di autonomia in discussione, come verranno sviluppate nel prossimo futuro?

Il tema dell’Autonomia sul quale, ricordo, si sono espressi 2 milioni 380 mila veneti, che hanno votato sì in occasione di un referendum ufficiale con tanto di quorum, affronta ovviamente anche il tema cruciale delle infrastrutture. Con buon senso e nei limiti costituzionali.
Noi vogliamo l’autonomia per cercare di semplificare la vita di tutti, rendendo chiaro e semplice individuare “chi fa che cosa”, superando la sovrapposizione di compiti e funzioni che oscurano le responsabilità, dilatano i tempi e fanno esplodere i costi. Questo lo vediamo anche nell’ambito delle infrastrutture, dove le responsabilità diffuse vedono per interventi programmati oggi la posa della prima pietra fra dieci anni ed la loro ultimazione chissà quando. Gli esempi sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti e il confronto con quanto avviene in altri paesi è spesso impietoso. Uno degli obiettivi dell’autonomia è portare, anche per le infrastrutture, il processo decisionale e le conseguenti responsabilità il più vicino possibile al cittadino, in un sistema che consenta la realizzazione di quanto necessario con l’adeguata efficienza.

Assessore, ci spieghi dunque: come è organizzato il nuovo Piano Regionale dei Trasporti? Vi sono progetti più rappresentativi di altri?

Il nuovo Piano dei Trasporti rappresenta lo strumento necessario per adeguare il nostro sistema di infrastrutture alle profonde trasformazioni intervenute negli ultimi 30 anni, tenuto conto che il vigente Piano è del 1990. E’ stato volutamente concepito non tanto come un elenco degli interventi, ma come documento programmatico che tratta il tema dei trasporti nella sua globalità e non solo come infrastrutture; un Piano-Processo in continuo adeguamento ed aggiornamento, al fine di cogliere in tempo utile le trasformazioni geopolitiche, economiche, ecologiche e regolatorie, che interessano scelte riguardanti il sistema della mobilità del Veneto. Propone, quindi, interventi di diversa natura per affrontare le nuove sfide della mobilità sostenibile e si propone come un processo decisionale che riguarda infrastrutture, norme, incentivi e politiche dei trasporti. Le proposte in esso contenute fanno riferimento, pertanto, non solo alle scelte infrastrutturali necessarie ma anche ad un insieme di politiche della mobilità, di proposte sullo sviluppo del territorio veneto, di strumenti di regolazione dei mercati e di incentivi per le aziende di trasporto e logistica, di norme sulla pianificazione e sulla organizzazione della Regione.
In tale contesto pertanto non si è volutamente proceduto in una elencazione di interventi infrastrutturali, suddiviso per priorità, ma sono strati definiti 8 obiettivi da raggiungere al 2030, che si declinano in 8 strategie, a loro volta riconducibili a 37 azioni ed altrettanti progetti. Queste azioni e progetti potranno essere:
– Invarianti: azioni e programmi già approvati, o comunque in avanzato grado decisionale, coerenti con le strategie del PRT (ad esempio infrastrutture in corso di realizzazione o già finanziate in tutto o in parte);
– Project review: progetti che appartengono alla precedente programmazione regionale e\o nazionale che non sono state avviate o finanziate e che vanno riviste rispetto alle mutate condizioni territoriali, economiche e tecnologiche, nonché rispetto ai livelli di priorità, agli obiettivi e alle strategie del Piano;
– Fabbisogni: azioni che rispondono ad esigenze e strategie del Piano, ma per le quali non esiste una progettualità matura che consenta di definirne la fattibilità tecnico- economica, i relativi costi, i benefici e i livelli di priorità. Per queste azioni si propone di redigere i Progetti di fattibilità tecnica ed economica ex art. 23 del D. Lgs 50/2016, e rinviare la decisione della eventuale attivazione ad una fase successiva del Piano.

In ambito stradale e autostradale il Veneto potrebbe essere la prima area geografica a promuovere infrastrutture tecnologicamente avanzate. In che modo e qual è l’obiettivo?

Stiamo lavorando alacremente per sviluppare e mettere in esercizio sistemi infrastrutturali tecnologicamente avanzati che consentano sia di garantire maggiori servizi all’utente della strada, ma soprattutto che permettano di implementare gli standard di sicurezza, alle medesime condizioni di traffico. Si parla da tempo di sistemi di sicurezza e di connettività dei mezzi di trasporto che pongono la sfida di dotare le infrastrutture stradali ed autostradali di sistemi ITS (Intelligent Trasportation System) in grado di dialogare con i veicoli, ma anche di prevedere una gerarchizzazione degli spazi aumentando le condizioni di sicurezza per la mobilità debole.
Oltre a quanto già in programma di attuazione per i prossimi Mondiali di sci a Cortina nel 2021, è necessario adeguare l’infrastruttura stradale e quindi anche quella autostradale, agli standard della cosiddetta “Smart Road”, una strada capace di “parlare agli utenti e ad essa stessa”. In sostanza, l’obiettivo è ampliare le infrastrutture viarie, aumentandone, per mezzo della tecnologia, la capacità di esercizio. Con questa visione le moderne arterie diverranno “green”, dotate di vie di comunicazione dati e di energia, completamente integrate nella rete intermodale dei trasporti e delle informazioni. Le tecnologie basate sul dialogo Vehicle To Infrastructure (V2I) e Vehicle To Vehicle (V2V), consentiranno di accelerare anche i sistemi a guida assistita e la circolazione delle Self Driving Cars. Anche nelle infrastrutture e nella loro “trasformazione digitale” il Veneto certamente saprà giocare una un ruolo da primo attore in Italia ed in Europa.

Concludendo, come ci si muoverà in Veneto tra dieci anni?

Dieci anni sono veramente pochi per certe tematiche e pertanto non voglio fare ipotesi da film di fantascienza. Le proiezioni di aumento della domanda di trasporto obbligano ad intervenire con l’adeguamento delle infrastrutture esistenti. Ritengo però che lo sviluppo delle nuove tecnologie per la mobilità, nei prossimi dieci anni, permetterà di gestire in modo più semplice, sicuro ed intuitivo le nostre infrastrutture, nonché di garantire una mobilità più libera e un miglior accesso al servizio del trasporto pubblico.