N°2 FEBBRAIO 2020

I MIEI 40 ANNI IN AUTOSTRADA

Intervista a Massimo Schievano

Una vita in autostrada.
Il mio lavoro al servizio dell’utenza.

Cinquant’anni di lavoro, 40 passati in autostrada: dalla concessionaria autostradale Società delle Autostrade Venezia e Padova a Concessioni Autostradali Venete. Il racconto di Massimo Schievano, assunto come esattore e andato in pensione, lo scorso ottobre, come coordinatore della viabilità, sempre a fianco degli utenti e degli operatori della sicurezza, a cominciare dagli agenti della Polizia Stradale.

Come è iniziata la sua esperienza lavorativa e come è finito a lavorare in autostrada?

Da giovane il mio desiderio di essere economicamente indipendente mi ha portato ad affacciarmi, dopo le scuole medie, al mondo del lavoro, per poi riprendere gli studi di sera. La prima esperienza è stata dura, con un lavoro svolto in una piccola azienda metalmeccanica in cui il rapporto tra colleghi e principale non era proprio di tipo solidale. Desideravo un’altra esperienza lavorativa, più soddisfacente, che è arrivata nel giugno 1979, quando sono stato assunto come esattore dalla concessionaria “Società delle Autostrade di Venezia e Padova”.

Come è stata quell’esperienza?

Mi ha subito entusiasmato, per il clima positivo che si è venuto a creare con i colleghi esattori e il rapporto sempre imperniato sul rispetto tra le varie funzioni aziendali. Quel benessere lavorativo mi ha portato, rispondendo alle esigenze aziendali di continuo sviluppo organizzativo, a partecipare ad alcune selezioni tra cui quella, a cui tenevo di più, per “capo casello”, figura che per me era mitica. Uno di questi capi, purtroppo, ci ha lasciati da poco: ma lui viveva la vita con positiva leggerezza e allegria e in qualche modo così interpretava anche il lavoro. A volte non condividevo questo modo di operare, ma non riuscivo veramente ad arrabbiarmi con lui. Alla fine, ci si rideva su. È rimasta storica la sua battuta su un aspetto secondario del lavoro nel quale gli chiedevo un intervento: “Massimo, non mettermi in mezzo alle cose tue”.

Poi le mansioni sono cambiate.

Nel 1995 ho iniziato questa nuova attività con entusiasmo, cercando di contribuire alla crescita del mio gruppo e conseguentemente dell’azienda, proponendomi con idee personali. E’ vero, questa figura nel tempo si è trasformata. Il gestore di tratta è diventando il diretto responsabile degli operatori del Centro Operativo ed ha acquisito, via via, nuove competenze, divenendo, per quanto riguarda l’aspetto della viabilità intesa come prevenzione e gestione delle emergenze che si creano in strada, una figura di riferimento all’interno dell’azienda e di Enti esterni quali, soprattutto la Polizia Stradale, Vigili del Fuoco e SUEM.

Che tipo di ruolo è quello del coordinatore?

Il rapporto con gli agenti della Polizia Stradale e gli operatori del Centro Operativo Autostradale della Polizia Stradale, caldeggiato dai vertici aziendali e dagli stessi vertici istituzionali, improntato alla collaborazione e condivisione, è sempre stato uno dei punti qualificanti nell’attività lavorativa che ci permetteva di operare in strada in accordo, ottimizzando così gli interventi.

E il rapporto con gli utenti? Ci racconti qualche aneddoto.

Amare il proprio lavoro ha significato anche dare servizio agli utenti della strada. Una sera, approssimandosi la fine del turno, scorgo una signora anziana che chiede aiuto. Suo marito, molto anziano, era imbottigliato in mezzo al traffico dopo le uscite di Mestre. Era molto preoccupata della sua salute. Chiedo ai colleghi di avvisare la mia famiglia che ritarderò: questo fatto è stato notato dalla signora. Dopo l’ho fatta salire sull’auto di servizio e abbiamo raggiunto, non senza difficoltà, la vettura in panne dove si trovava il marito. Si sono abbracciati felici di essersi ritrovati in quel ginepraio di vetture. Dopo una settimana, mi è arrivata una telefonata di ringraziamento, seguita da una lettera rivolta ai miei figli. Non meritavo tanto.

Che esperienza le ha lasciato il lavoro in autostrada?

Ho imparato in tutti questi anni, probabilmente grazie ad un percorso personale ma sicuramente anche al clima positivo in azienda improntato al rispetto e alla disponibilità, a voler bene al lavoro che facevo e alla mia azienda. Andavo al lavoro contento e pensando ai compiti da svolgere mi sentivo bene. Amare il proprio lavoro è un valore aggiunto che permette di liberare idee, di sperimentare. L’incontro per i saluti al termine del ciclo lavorativo mi ha dato il senso dell’importanza di lavorare per la creazione di un rapporto sinergico tra persone basato sul rispetto, l’amicizia e l’ascolto delle idee altrui. La presenza di diversi agenti della Polizia Stradale e di alcuni colleghi della concessionaria “Autovie Venete”, di rappresentanti delle ditte, oltre che di tanti colleghi di Concessioni Autostradali Venete mi ha emozionato e inorgoglito. Il lavoro riveste un ruolo importante nella vita di una persona. Lavorare per Venezia-Padova e CAV è stata un’esperienza assolutamente positiva che mi ha fatto crescere come persona. Mi sono sentito veramente bene. Ringrazio di cuore colleghi, dirigenti e amministratori.