La compliance (obbedienza la traduzione in italiano), è un termine inglese che dovrebbe indicare in maniera comprensibile a tutti gli utenti del Passante, italiani o stranieri che siano, il processo di costante adeguamento alle normative nazionali e transnazionali che regolano tutte l’attività di una concessionaria autostradale. Occorre però spiegarlo meglio, poiché questo concetto di obbedienza deve essere declinato su molteplici piani normativi ed operativi: c’è il rispetto alle norme di sicurezza dei trasporti, che è l’obiettivo primario di ogni concessionaria autostradale, pubblica o privata che sia, ma c’è anche, in CAV, il profilo della salvaguarda dei “soldi” che, una volta riscossi nei caselli da privati, divengono pubblici, a beneficio della collettività.
Per tutelare questi ed altri piani (ad esempio la tutela dell’ambiente) CAV si è dotata di un sistema di controlli (riportati tutti in un Modello 231/01, che potete trovare sul sito istituzionale) molto avanzati, la cui regia e supervisione viene oggi demandata ad un Organismo di Vigilanza esterno ed indipendente dal management, composto da tre esperti in differenti materie; questo sistema, ormai a regime da quasi un decennio, consente di mantenere un controllo costante sul rispetto non solo delle norme di legge ma soprattutto delle procedure di cui, nel tempo, si è via via dotata la società per coniugare l’efficienza con la compliance. Come si può intuire, il coordinamento tra l’attività giornaliera dell’ente ed i controlli non sempre si rivela molto agevole e l’obiettivo della compliance è di far sì che l’esercizio del controllo, in campi anche molto diversi tra loro, non diminuisca l’efficienza dell’ente, burocratizzandolo; sul punto lo sforzo è stato rilevante e dal 2018 CAV, esempio pressoché unico nel settore pubblico, ha ottenuto da un ente accertatore di standard di qualità internazionali il riconoscimento del funzionamento del proprio sistema in maniera coordinata ed efficiente, ricevendo la certificazione integrata tra UNI EN ISO 9001:2015 – Sistema di Gestione Qualità, UNI EN ISO 14001:2015 – Sistema di Gestione Ambientale, UNI ISO 39001:2016 – Sistema di Gestione per la Sicurezza del Traffico e lo standard BS OHSAS 18001:2007 – Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro.
Al di là delle sigle, questo significa che oggi l’ente è in grado di approcciarsi ad ogni attività ordinaria (o straordinaria) aziendale secondo un’ottica condivisa tra tutte le strutture, che ponga in primo piano il rispetto dei principi di legalità e dell’agire secondo etica e correttezza, senza farsi rallentare in maniera opprimente dai controlli di legalità, che anzi devono essere connaturati all’agire dei singoli. Naturalmente questo risultato è un cantiere aperto e le certificazioni devono essere mantenute e migliorate, ma sempre secondo il principio di efficienza di cui abbiamo parlato; ecco dunque che la traduzione di compliance in mera obbedienza è restrittivo e didascalico ed in ultima analisi non del tutto soddisfacente. Meglio sarebbe tradurlo oggi con “rispetto attivo delle leggi e dell’etica”.